1) Ciao Sergio. Benvenuto nel blog, vuoi dirci chi sei, dove vivi e cosa fai?
Ciao, Mattia, Chi sono? MANCANO ANCORA I DATI SUFFICIENTI PER UNA RISPOSTA SIGNIFICATIVA, disse AC. (AC era il super-calcolatore inter-galattico nel racconto “Ultima domanda” di Isaac Asimov) …a parte gli scherzi appena avrò una risposta significativa, te la comunicherò. Per ora mi fermo a “Uomo”, ma soprattutto, di conseguenza, a “niente di umano mi è estraneo” che dovrebbe suonare così “nihil humanum mihi alienum est” (che cerco di tenere sempre in mente), narcisista, egoista, idealista. Vivo a Cagliari (Sardegna : sapevi che, notizia del 2016, doveva venire James Cameron in Sardegna alla ricerca di Atlantide, secondo l’intrigante ipotesi del giornalista Sergio Frau?…Del documentario non ho più saputo niente)…secondo i nostri “isolani” modi di dire sono simpaticamente “casteddaiu puresciu” cioè: abitante di Cagliari (in sardo Casteddu=castello) così attaccato al luogo originario da puzzare come un alimento andato a male ed è vera la prima, l’attaccamento…la seconda è un’ingiuria da lavare con acqua e sapone. Cosa faccio? Parafrasando la memorabile introduzione di Fruttero e Lucentini alla raccolta di racconti di H. P. Lovecraft “Che l’uomo Sergio Basciu sia semplicemente in pensione dopo un adeguato numero di anni di servizio alle dipendenze della ASL8 di Cagliari e che nonostante ciò sopravviva, è un mero dato anagrafico”.
2) Da quanto tempo hai iniziato a scrivere, inizialmente musica?
Sino all’adolescenza, sino al Ginnasio (ho fatto il liceo classico), leggevo e disegnavo. Si può dire che facevo le illustrazioni del mondo che avevo in testa. Poi la passione per questa forma espressiva è scomparsa, finora. Sono rimasto a lungo un buon lettore (piccola nota narcisistica: sin dalle Elementari io leggevo per mio piacere tutti i racconti delle antologie scolastiche e ho conosciuto e amato E. A. Poe per iniziativa mia quando frequentavo le Medie), poi il digitale ha iniziato a sostituire la lettura. Naturalmente la scrittura mi veniva facile, con tutto quello che incameravo [altra nota narcisistica: ho saputo solo dopo un bel po’ di tempo che il tema in classe dell’esame di licenza Elementare aveva riscosso un discreto successo, perché l’avevo impostato d’istinto come un racconto (era un comunissimo “una tua giornata particolare”) iniziando letteralmente lo svolgimento con “Driinn, driinn”, cioè il campanello che squillava]. SCRITTURA Qualcosa scrivevo sin dall’adolescenza : divagazioni, impressioni, annotazioni, oppure giocavo con le parole in costruzioni non-sense che mi sarebbe piaciuto ritrovare, ma inutilmente. Ho iniziato a buttar giù “poesie” in modo sistematico tra i 25 e 30 anni e continuato anche con lunghe pause sino ad oggi. MUSICA Da puro dilettante la musica è l’altra amante. Fruitore sin da bambino della musica seria di quelle stagioni anche dal vivo, dunque lirica, melodrammi, passavo ore a strimpellare su una piccola cetra avuta in regalo (una piccola cassa quadrangolare, varie corde, tra queste e il legno lo spazio per dei fogli col disegno delle corde e del punto da far vibrare per riprodurre una nota), inoltre la mia timidezza, il mio essere chiuso hanno fatto fallire due tentativi bonariamente volenterosi dei miei genitori di andare a lezione di piano o violino. Ho ripreso a suonare in modo pressoché continuativo, ma sempre dilettantesco, nel 1965, 20 aa, ovviamente chitarra ritmica, poi elettrica, e uno dei fattori incoraggianti, indovina un po’, fu quella che, d’accordo con Gianni Minà, fu la rivoluzione esplosiva del panorama della musica pop mondiale, con i Beatles, secondo me, in ptimo piano e tanti altri. A questo punto ci sarebbe da parlare di quella stagione per mesi, dunque mi fermo. Nel frattempo io ho suonato per qualche anno come chitarra ritmica in uno di quei gruppi chiamati complessini: “I centauri” (pretenziosa, intellettualoide fusione di riferimenti mitologici di buona estrazione culturale classica con i riferimenti moderni alla cultura dell’on the road, del viaggio come redenzione e rinascita, vedi Easy rider, etc…). (Nota: di quegli anni e dei Centauri e di me si parla in un libro di Giacomo Serreli uscito nel 1994 : Sardegna Rock anni 60 fino ai 90 che il giornalista autore ha scritto col preziosissimo aiuto di un componente della banda e caro amico da poco scomparso, Antonello Severino, anche lui grande appassionato, dilettante polistrumentista che ricordo con affetto). In quegli anni io ho buttato giù per mio gusto alcune idee, compresa, allora si usava, una versione pop-rock di una preghiera, forse il “Credo”, comunque tutto perso. Dal 2016 invece mi è esplosa questa ossessione, questo maniacale, compulsivo bisogno di inventarmi pezzi, alla chitarra, usando come testi le mie “poesie”, di cui sto ancora decidendo se e come utilizzarli, con la guida del mio maestro attuale di piano.
3) Come è il tuo rapporto con la poesia?
Un rapporto a fasi alterne di amore-odio, con quella maiuscola, POESIA, cioè dei poeti consacrati tali. Mi sono sempre avvicinato con diffidenza, ma curiosità e quando trovavo corrispondenza col mio sentire restavo in compagnia, in amicizia con quell’autore fino alla successiva fase di stanchezza, etc…
4) Come consideri oggi in Italia la cultura?
Hai una domanda di riserva ? Il tema è oceanico, con tante sfaccettature ognuna delle quali degna di approfondimenti pressoché interminabili. Mi limito a poche considerazioni. Un pensiero al gigantesco Umberto Eco, di cui ho amato la competenza nel campo del linguaggio e dei significati e il primo romanzo. Anche se non l’ho apprezzato negli altri scritti, ne ho apprezzato la tematica, il complotto, che rientra a mio vedere nella più generale problematica della comunicazione, dello scambio di informazioni, esposta a un altissimo grado intrinseco di inefficacia, cioè non condizionato dall’esterno, e a una possibile manipolazione. Tema moderno e irrisolto. Se ne sono occupati artisti, Pirandello, il surrealismo, teste come Wittgenstein, oppure Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson autori della “Pragmatica della comunicazione umana”. E sono in parte d’accordo con Eco sulla denuncia di inconsistenza, stupidità e ignoranza dilaganti con internet e FB, ma c’è anche l’uso che si fa del mezzo televisivo, che , almeno con quelli che la considerano un riferimento culturale, ha contribuito, vedi Berlusconi, e contribuisce a alla formazione di un pubblico e di un elettorato passivi, agendo proprio sulla diffusione di modelli culturali. Per me il digitale però non produce e promuove solo stupidità e ignoranza, ma ad es. apre vastissimi spazi di contatto con tanti prodotti culturali soprattutto di alto livello, fruibili oggi con relativa facilità e rapidità, prima impensabili, lontani e sconosciuti. Questo è un arricchimento, non un impoverimento. E qui mi fermo.
5) Ci sono degli autori di riferimento a cui ti ispiri particolarmente?
Mi limito a citare Lorca, Dylan Thomas, Kafka, Borges. Ora non me ne vengono in mente altri.
6) Ad oggi scrivi su FB, hai un canale youtube, non hai mai provato a pubblicare una raccolta poetica o di tuoi scritti?
Ho iniziato pubblicando prevalentemente nel sito Alidicarta, dove continuo ogni tanto a farmi vivo, pubblico la gran parte su FB, ho aperto un canale youtube privato, visibile oltre a me a chiunque abbia il link relativo, per conservare le registrazioni suonate e cantate delle mie invenzioni musicali. No, non ho mai pubblicato raccolte di nessun genere e per ora mi sta bene così.
7) Ci sono progetti particolari nell’immediato o nel futuro?
Nei settori creativi in cui sono impegnato, scrittura e musica, ho qualche progetto probabilmente megalomane, visionario, nel secondo dei due. Si tratta di provare a contattare artisti o agenzie o chiunque si occupi di musica pop e vedere se le mie modeste idee possono essere ritenute degne di attenzione e sviluppo. A tale scopo, consigliato dal mio maestro di piano, mi sono iscritto alla SIAE e sto iniziando a depositare i miei pezzi. Bei voli di fantasia? Ebbene, si, e allora? Non mi illudo, è come il biglietto della lotteria. Me lo gioco.