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Una valigia, petali e fotografie – di Anna Maria Lombardi

“Una valigia, petali e fotografie” è il terzo libro di poesie (ora in solitaria) di Anna Maria Lombardi edito da CTL editore, pubblicato ad Aprile 2017.

Quello che da subito mi ha colpito è che l’autrice si appropria di uno sguardo reale sulla vita che ci circonda ma anche sulle altre vite che ruotano attorno alla sua esistenza affidandole emozioni  sempre nuove in uno spettro poetico brillante, coinvolgente, che pone il lettore di fronte ad uno sguardo vivo e reale. I petali  e le fotografie regalano attimi di sublimi vedute che i versi mostrano dando vita a panorami metaforici carichi di significati importanti.

L’elemento naturale dona una grande semplicità e un grande senso poetico alle liriche dell’autrice e riesce, sempre tramite le metafore, a ritagliare degli spazi di vissuto importanti, della sua vita anche passata e che permettono al lettore di entrare in stretta sintonia con lei e con le emozioni che vuole condividere.

Con questo libro il viaggio non è non solo un viaggio fisico, di spostamento di luogo ma interno, profondo che solca le radici della nostra anima e mette di fronte il lettore ad avvenimenti reali, alle emozioni dell’autrice, ad un passato doloroso e intimistico ma desideroso della conoscenza altrui.

 

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La poesia è un’arma carica di futuro – Gabriel Celaya

Qui maggiori informazioni sul poeta spagnolo Gabriel Celaya

Gabriel Celaya

La poesia è un’arma carica di futuro

 

Quando non ci si aspetta più nulla di personalmente esaltante,
ma si palpita e si va avanti più in qua della coscienza,
fieramente esistendo, ciecamente affermando,
come un polso che colpisce le tenebre,

quando si guardano dritto in fronte
i vertiginosi occhi chiari della morte,
si dicono le verità:
le barbare, terribili, amorose crudeltà:

si dicono poesie
che allargano i polmoni di quanti, asfissiati,
chiedono di essere, chiedono ritmo,
chiedono legge per quello che sentono che è troppo.

Con la velocità dell’istinto,
col lampo del prodigio,
come magica evidenza, il reale ci diventa,
identico a se stesso.

Poesia per il povero, poesia necessaria
come il pane quotidiano,
come l’aria che pretendiamo tredici volte al minuto,
per essere e, in quanto siamo, dare in sì che glorifica.

Perché viviamo a colpi, perché a malapena ci lasciano
dire che siamo quelli che siamo,
i nostri canti non possono essere senza peccato un ornamento.
Stiamo toccando il fondo.

Maledico la poesia concepita come un lusso
culturale per i neutrali
che, lavandosene le mani, si disinteressano ed evadono.
Maledico la poesia di chi non prende partito fino a macchiarsi.

Faccio miei gli errori. Sento in me quanti soffrono
e canto respirando
Canto e canto, e cantando al di là delle mie pene
personali, mi espando.

Vorrei darvi vita, provocare nuovi atti,
e calcolo per questo, con tecnica, che cosa possa fare.
Mi sento un ingegnere del verso e un operaio
che forgia con altri la Spagna nei suoi acciai.

Tale è la mia poesia. Poesia-arnese
al tempo stesso che palpito di ciò che è unanime e cieco.
Tale è, arma carica di futuro espansivo
con cui miro al tuo petto.

Non è una poesia goccia a goccia pensata.
Nemmeno un bel prodotto. Non un frutto perfetto.
È un poco come l’aria che tutti respiriamo
ed è il canto che effonde quanto dentro portiamo.

Son parole che tutti ripetiamo, sentendole
come nostre, e che volano. Son più di quanto è detto.
Sono il più necessario: quello che non ha un nome.
Sono grida nel cielo e, in terra, sono atti.

(da ‘Il fiore della libertà‘, Grandi Tascabili Economici Newton, 1993)

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Intervista all’autore Sergio Basciu

1) Ciao Sergio. Benvenuto nel blog, vuoi dirci chi sei, dove vivi e cosa fai?

Ciao, Mattia, Chi sono? MANCANO ANCORA I DATI SUFFICIENTI PER UNA RISPOSTA SIGNIFICATIVA, disse AC. (AC era il super-calcolatore inter-galattico nel racconto “Ultima domanda” di Isaac Asimov) …a parte gli scherzi appena avrò una risposta significativa, te la comunicherò. Per ora mi fermo a “Uomo”, ma soprattutto, di conseguenza, a “niente di umano mi è estraneo” che dovrebbe suonare così “nihil humanum mihi alienum est” (che cerco di tenere sempre in mente), narcisista, egoista, idealista. Vivo a Cagliari (Sardegna : sapevi che, notizia del 2016, doveva venire James Cameron in Sardegna alla ricerca di Atlantide, secondo l’intrigante ipotesi del giornalista Sergio Frau?…Del documentario non ho più saputo niente)…secondo i nostri “isolani” modi di dire sono simpaticamente “casteddaiu puresciu” cioè: abitante di Cagliari (in sardo Casteddu=castello) così attaccato al luogo originario da puzzare come un alimento andato a male ed è vera la prima, l’attaccamento…la seconda è un’ingiuria da lavare con acqua e sapone. Cosa faccio? Parafrasando la memorabile introduzione di Fruttero e Lucentini alla raccolta di racconti di H. P. Lovecraft “Che l’uomo Sergio Basciu sia semplicemente in pensione dopo un adeguato numero di anni di servizio alle dipendenze della ASL8 di Cagliari e che nonostante ciò sopravviva, è un mero dato anagrafico”.

2) Da quanto tempo hai iniziato a scrivere, inizialmente musica?

Sino all’adolescenza, sino al Ginnasio (ho fatto il liceo classico), leggevo e disegnavo. Si può dire che facevo le illustrazioni del mondo che avevo in testa. Poi la passione per questa forma espressiva è scomparsa, finora. Sono rimasto a lungo un buon lettore (piccola nota narcisistica: sin dalle Elementari io leggevo per mio piacere tutti i racconti delle antologie scolastiche e ho conosciuto e amato E. A. Poe per iniziativa mia quando frequentavo le Medie), poi il digitale ha iniziato a sostituire la lettura. Naturalmente la scrittura mi veniva facile, con tutto quello che incameravo [altra nota narcisistica: ho saputo solo dopo un bel po’ di tempo che il tema in classe dell’esame di licenza Elementare aveva riscosso un discreto successo, perché l’avevo impostato d’istinto come un racconto (era un comunissimo “una tua giornata particolare”) iniziando letteralmente lo svolgimento con “Driinn, driinn”, cioè il campanello che squillava]. SCRITTURA Qualcosa scrivevo sin dall’adolescenza : divagazioni, impressioni, annotazioni, oppure giocavo con le parole in costruzioni non-sense che mi sarebbe piaciuto ritrovare, ma inutilmente. Ho iniziato a buttar giù “poesie” in modo sistematico tra i 25 e 30 anni e continuato anche con lunghe pause sino ad oggi. MUSICA Da puro dilettante la musica è l’altra amante. Fruitore sin da bambino della musica seria di quelle stagioni anche dal vivo, dunque lirica, melodrammi, passavo ore a strimpellare su una piccola cetra avuta in regalo (una piccola cassa quadrangolare, varie corde, tra queste e il legno lo spazio per dei fogli col disegno delle corde e del punto da far vibrare per riprodurre una nota), inoltre la mia timidezza, il mio essere chiuso hanno fatto fallire due tentativi bonariamente volenterosi dei miei genitori di andare a lezione di piano o violino. Ho ripreso a suonare in modo pressoché continuativo, ma sempre dilettantesco, nel 1965, 20 aa, ovviamente chitarra ritmica, poi elettrica, e uno dei fattori incoraggianti, indovina un po’, fu quella che, d’accordo con Gianni Minà, fu la rivoluzione esplosiva del panorama della musica pop mondiale, con i Beatles, secondo me, in ptimo piano e tanti altri. A questo punto ci sarebbe da parlare di quella stagione per mesi, dunque mi fermo. Nel frattempo io ho suonato per qualche anno come chitarra ritmica in uno di quei gruppi chiamati complessini: “I centauri” (pretenziosa, intellettualoide fusione di riferimenti mitologici di buona estrazione culturale classica con i riferimenti moderni alla cultura dell’on the road, del viaggio come redenzione e rinascita, vedi Easy rider, etc…). (Nota: di quegli anni e dei Centauri e di me si parla in un libro di Giacomo Serreli uscito nel 1994 : Sardegna Rock anni 60 fino ai 90 che il giornalista autore ha scritto col preziosissimo aiuto di un componente della banda e caro amico da poco scomparso, Antonello Severino, anche lui grande appassionato, dilettante polistrumentista che ricordo con affetto). In quegli anni io ho buttato giù per mio gusto alcune idee, compresa, allora si usava, una versione pop-rock di una preghiera, forse il “Credo”, comunque tutto perso. Dal 2016 invece mi è esplosa questa ossessione, questo maniacale, compulsivo bisogno di inventarmi pezzi, alla chitarra, usando come testi le mie “poesie”, di cui sto ancora decidendo se e come utilizzarli, con la guida del mio maestro attuale di piano.

3) Come è il tuo rapporto con la poesia?

Un rapporto a fasi alterne di amore-odio, con quella maiuscola, POESIA, cioè dei poeti consacrati tali. Mi sono sempre avvicinato con diffidenza, ma curiosità e quando trovavo corrispondenza col mio sentire restavo in compagnia, in amicizia con quell’autore fino alla successiva fase di stanchezza, etc…

4) Come consideri oggi in Italia la cultura?

Hai una domanda di riserva ? Il tema è oceanico, con tante sfaccettature ognuna delle quali degna di approfondimenti pressoché interminabili. Mi limito a poche considerazioni. Un pensiero al gigantesco Umberto Eco, di cui ho amato la competenza nel campo del linguaggio e dei significati e il primo romanzo. Anche se non l’ho apprezzato negli altri scritti, ne ho apprezzato la tematica, il complotto, che rientra a mio vedere nella più generale problematica della comunicazione, dello scambio di informazioni, esposta a un altissimo grado intrinseco di inefficacia, cioè non condizionato dall’esterno, e a una possibile manipolazione. Tema moderno e irrisolto. Se ne sono occupati artisti, Pirandello, il surrealismo, teste come Wittgenstein, oppure Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson autori della “Pragmatica della comunicazione umana”. E sono in parte d’accordo con Eco sulla denuncia di inconsistenza, stupidità e ignoranza dilaganti con internet e FB, ma c’è anche l’uso che si fa del mezzo televisivo, che , almeno con quelli che la considerano un riferimento culturale, ha contribuito, vedi Berlusconi, e contribuisce a alla formazione di un pubblico e di un elettorato passivi, agendo proprio sulla diffusione di modelli culturali. Per me il digitale però non produce e promuove solo stupidità e ignoranza, ma ad es. apre vastissimi spazi di contatto con tanti prodotti culturali soprattutto di alto livello, fruibili oggi con relativa facilità e rapidità, prima impensabili, lontani e sconosciuti. Questo è un arricchimento, non un impoverimento. E qui mi fermo.

5) Ci sono degli autori di riferimento a cui ti ispiri particolarmente?

Mi limito a citare Lorca, Dylan Thomas, Kafka, Borges. Ora non me ne vengono in mente altri.

6) Ad oggi scrivi su FB, hai un canale youtube, non hai mai provato a pubblicare una raccolta poetica o di tuoi scritti?

Ho iniziato pubblicando prevalentemente nel sito Alidicarta, dove continuo ogni tanto a farmi vivo, pubblico la gran parte su FB, ho aperto un canale youtube privato, visibile oltre a me a chiunque abbia il link relativo, per conservare le registrazioni suonate e cantate delle mie invenzioni musicali. No, non ho mai pubblicato raccolte di nessun genere e per ora mi sta bene così.

7) Ci sono progetti particolari nell’immediato o nel futuro?

Nei settori creativi in cui sono impegnato, scrittura e musica, ho qualche progetto probabilmente megalomane, visionario, nel secondo dei due. Si tratta di provare a contattare artisti o agenzie o chiunque si occupi di musica pop e vedere se le mie modeste idee possono essere ritenute degne di attenzione e sviluppo. A tale scopo, consigliato dal mio maestro di piano, mi sono iscritto alla SIAE e sto iniziando a depositare i miei pezzi. Bei voli di fantasia? Ebbene, si, e allora? Non mi illudo, è come il biglietto della lotteria. Me lo gioco.

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Nota biografica di un autore: Sergio Basciu

Ecco come si presenta l’autore Sergio Basciu… presto anche un’intervista!
Sergio Basciu, Cagliari, Marzo 1945, segno dei Pesci. Cagliari, città del mio viaggio. Ci sono cresciuto (cresciuto? il mio vero nome è Peter, il cognome non lo dico), ci ho lavorato, medico ospedaliero, dentro il sistema sanitario, sino al 2013, ci vivo da pensionato con moglie e l’unico figlio adulto precario. Sempre problematico, schivo, solitario, con fasi alterne anche da terapia psichiatrica, svagato, con la testa, manco a dirlo, “tra le nuvole”. Quasi mai sono dove mi trovo, ma un po’ a lato di me stesso, molto banalmente in un mondo popolato di buio e di luce. I miei messaggi in bottiglia, il mio personale sistema di comunicazione: la musica, la lettura dei libri, il disegno, la scrittura, da eterno dilettante, di cui ho conservato per ora e sino ad ora musica e scrittura ; disegno affondato, lettura semi-affondata.
Dimenticavo…. l’arte in genere. Ho fatto medicina, non artistico, perché così voleva mia madre e ne ho capito il motivo: piedi in terra non sulle nuvole

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Camera Picta di Mantegna

Questo dipinto di MANTEGNA ha da sempre colto il mio interesse e la mia curiosità. Lo possiamo trovare nel palazzo ducale di Mantova nella “Camera picta”. C’è una forte illusione ottica, sembra quasi uno scorcio verso il paradiso e verso l’immensità del cielo e dall’alto osservati dalle figure che appaiono. C’è sempre quel qualcosa di ornamentale che lo contraddistingue e ne segna l’influenza con la bottega dello Squarcione (elementi naturali, frutti, etc…). Molto forte anche il “piccolo nudo” dell’angelo che sembra quasi lì vicino al precipizio, ad un passo dal cadere verso di noi.

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“Quattro chiacchiere con la musa” di Eros Iezzi

Risultati immagini per quattro chiacchiere con la musa

Ho avuto il piacere di assistere alla presentazione del giovane poeta EROS IEZZI e del suo libro “Quattro chiacchiere con la musa”.

Il libro di Eros riesce a restituire con la sua semplicità e genuinità del verso, molte sensazioni che oggi tendiamo a perdere. E’ la poesia stessa che diventa musa ispiratrice, la bellezza del poetare e di dire come stanno le cose. Mi ha molto colpito, di questo libro, l’assenza di buona parte della punteggiature e della metrica tradizionale, ma non deve essere necessariamente un difetto.

Risultati immagini per quattro chiacchiere con la musa

Non intendo dire che è un libro scarno, ma è uno stile nuovo, fresco, giovane, e direi anche sperimentale. Consiglio vivamente a tutti di leggerlo perché contiene poesie molto significative sulla vita, sull’amore, sull’ io esistenziale, sulla quotidianità  dell’attimo che si fa verso e restituisce sensazioni ed emozioni al lettore.

Qui sotto una poesia tratta dal libro:

genova

non mi sono perso

e nemmeno perduto

è stato come salpare

dal mare verso la terraferm

 

non ho visto i gerani

non l’ho abbracciata

ma percepito l’orizzonte

e la salsedine

 

è stato come salpare

tra le onde con le vele ammainate

 

un rompicapo da considerare

un gioco di quei tanti che fa la vita

un salto triplo in fondo al secchio

la risata del grillo

dietro la collina

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